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lunedì 28 giugno 2010

LA CRITICA TELEVISIVA – INCONTRO CON ANTONIO DIPOLLINA

L’ultimo incontro delle iniziative su temi specifici organizzate dalla Prof.ssa Cherubini è stata incentrata sulla critica televisiva e ha visto la partecipazione onorevole di Antonio Dipollina, giornalista di Repubblica che si occupa di critica televisiva.
Il suo intervento è risultato particolarmente interessante per la platea che lo ascoltava in quanto è riuscito a cogliere, in una visione d’insieme, gli elementi di novità che negli ultimi decenni hanno interessato il mondo radio-televisivo.
Tutta la serie di incontri ha affrontato il tema del “vanishing newspaiper” inserendolo in ambiti precisi, dal giornalismo locale, a quello sportivo, dall’avvento delle redazioni online alle storiche redazioni dei “cartacei”.
L’avvento di internet e dei giornali on-line ha comportato una crisi profonda del giornale tradizionale. Le teorie sono pessime, tanto che Meyer, famoso studioso del settore, prevede che tra i primi quotidiani che scompariranno ci sarà lo storico Times. La missione sembra pertanto quella di salvare il giornalismo nell’era dell’informazione di massa, e sembrano due le strade possibili:
• attraverso l’uso della freepress, ossia dei giornali gratuiti che si distribuiscono specialmente nelle grandi città e metropoli;
• attraverso l’avvento massiccio delle redazioni online, che possono spesso sopperire alla mancanza di informazione, o alla crisi della testata cartacea.
Di qualsiasi tipo esso sia, il giornalismo deve però tenere fede ai tre assiomi fondamentali della
1. qualità delle notizie;
2. accuratezza nella ricerca delle fonti;
3. credibilità della notizia.
Il giornalismo italiano sembra ormai preda inerme della crisi, tanto che i dati del Censis danno i lettori abituali del cartaceo dal 54% al 34,5% nel biennio 2007-2009, con perdite pesanti delle grandi testate come Corriere Della Sera e Il Sole 24 Ore.
In Usa si discute già della possibilità di obbligare anche il “consumatore” del sito a pagare una sorta di abbonamento per accedere in pieno alle funzionalità del sito, anche se alcuni esperimenti effettuati già nel 2007 hanno visto come l’opzione a pagamento avesse ridotto di molto i click al sito.
È necessario pertanto riflettere seriamente sul futuro che attende il mondo del giornalismo, quel mondo che nella storia è stato determinante per lo sviluppo di una coscienza sociale e politica.
Affiancato e non meno importante al tema del vanishing troviamo anche quello della libertà di stampa di cui oggi si discute molto.
Occorre sin da subito porre l’accento sul fatto che la classifica di Reporter sans Frontier pone l’Italia al 40esimo posto superata da paesi latinoamericani come Ecuador, Uruguay, Paraguay, Cile ed El Salvador, oltre che da Stati africani come Benin, Sudafrica e Namibia.
Posizione un po’ bassina per un paese libero e occidentale, che siede a pieno titolo nelle conferenze del G8 e che deve confrontarsi con i vicini europei, veri porta voci di libertà di stampa.
Strettamente collegati a tale tema sono poi i problemi legati al rispetto della legge sulla par condicio in periodo elettorale, le numerose ( e a mio personale avviso giuste ) polemiche sollevate sulla linea editoriale del direttore del tg1 Minzolini, e i provvedimenti che vedono la soppressione della trasmissione di Santoro AnnoZero e la messa in dubbio del programma Parla con Me della Dandini, per non dimenticare la neo approvata Legge Bavaglio che pone il veto sulla pubblicazione delle intercettazione e limita in maniera autoritaria l’operato dei giornalisti e dei giornali.
Dopo questa ricca introduzione della prof.ssa Cherubini, l’intervento di Dipollina si è incentrato maggiormente sulle innovazioni tecnologiche, ma non solo, che hanno completamente cambiato il mondo della critica radiotelevisiva.
Dipollina è oggi membro della redazione online di Repubblica e si occupa principalmente di radio-televisione.
Repubblica è una delle testate nazionali che per prima ha aperto il suo sito online e si mostra particolarmente interessata a tenersi aggiornata alle nuove frontiere dell’informazione.
Ha cominciato difatti nell’ultimo periodo a predisporre anche podcast scaricabili per I-pod e I-pad.
Dipollina ci ricorda come in tempo di crisi l’abilità dei giornalisti, e in generale della testata, sia quella di fare i conti con le trasformazioni sempre più veloci che l’era dell’informazione e della tecnologia presenta agli operatori del settore.
Nonostante ciò va sottolineato, come ci ricorda l’ospite, che non è la quantità che fa la differenza bensì la qualità.
Non ci si riferisce solamente alla quantità di libertà, ma anche e soprattutto alla quantità di notizie e di improvvisati giornalisti, blogger che si improvvisano cronisti e che spesso non brillano di certo per la qualità della loro opera.
Su internet c’è poco controllo e chiunque può dire la sua su una notizia, un fatto di cronaca o politica, eppure vanno considerati anche i messaggi, l’autorevolezza e il contenuto di quell’opera di informazione.
Il cartaceo e/o la redazione online della testata sono gli unici veramente in grado di soddisfare onestà e correttezza e soprattutto di rispondere a quel patto informale che vige tra chi informa e chi viene informato che si basa proprio su quei principi di buon giornalismo elencati in precedenza.
L’Italia vive oggi un periodo nero per quanto riguarda il mondo del giornalismo e dell’informazione, il nostro Paese non deve fare i conti solo con la crisi mondiale del giornale cartaceo sempre più spodestato dall’online, ma deve anche confrontarsi con un governo sicuramente poco aperto alla libera informazione.
Il grave conflitto di interessi del Presidente del Consiglio comporta uno stallo nell’evoluzione dei diritti civili e di libertà che ha fatto precipitare l’Italia nella classifica di RSF.
A conferma della poca apertura della politica nazionale si aggiunge la neo-approvata Legge Bavaglio ( approvata con l’ennesima fiducia parlamentare ) che pone il veto sulle intercettazioni.
Il problema che si solleva, a mio avviso, è sulla reale attuazione di questa legge fortemente liberticida.
Quello che non potrà essere pubblicato dai giornali o dagli editori, potrebbe venire pubblicato online su internet, a quel punto come reagirà il governo? Attraverso l’oscuramento dei siti come avviene nei Paesi più arretrati come Cina o Iraq? Ma soprattutto come si comporterà con gli editori e i giornali esteri che continueranno a pubblicare quello che più ritengono opportuno per informare i loro lettori?
Per non parlare poi delle numerose ingerenze politiche anche nell’ambito della televisione, dove vengono cancellati o momentaneamente soppressi programmi di approfondimento politico poco graditi a questo o a quel politico.
Siamo di fronte ad una crisi generale del mondo della cultura e del sapere che colpisce giornali, programmi tv, scuole e università.
Siamo di fronte ad una distruzione della cultura in tutti i suoi ambiti; siamo di fronte ad una passivizzazione della popolazione.
A questo proposito solo i giornali possono aiutare ognuno di noi a risvegliarci da una generale apatia e disaffezione al mondo della politica e della lotta per i nostri diritti, a far si, come nell’800, che ognuno di noi riacquisti il suo ruolo naturale di zoon politikon, così come Aristotele ce lo aveva presentato.
È proprio per questo che oggi bisogna lottare affinché le grandi testate riescano a superare l’ombra nera del vanishing newspaiper.