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venerdì 21 maggio 2010

Quando l’amore si tinge di impegno politico e sociale.

La seconda giornata della rassegna “Verba volant, scripta…Queer” si colora di omosessualità maschile.


Sabato 15 maggio 2010, nonostante la pioggia che rattrista la giornata tutt’altro che primaverile di Siena, la libreria Becarelli è piena e non aspetta altro che l’avvio della seconda giornata della rassegna letteraria di cultura GLBTQ “Verba volant, scripta…Queer”.

Relatore di questa seconda giornata, totalmente incentrata sul tema dell’omosessualità maschile, è Francesco che immediatamente presenta alla platea gli ospiti “ Sono lieto di avere qui oggi due scrittori importanti con cui poter affrontare il tema dell’omosessualità maschile: Giancarlo Pastore con il suo Io Non So Chi Sei e Franco Buffoni con Zamel”.

Due libri completamente diversi, il primo raccolta di racconti a tematica gay, l’altro un saggio con cornice letteraria che assume i toni di una enciclopedia della cultura omosessuale occidentale.

Si capisce sin dalle prime battute che oggi il festival si colorerà anche di impegno sociale e politico, di come l’uso della scrittura, nonostante censure e diffidenza ormai diffusa, resti ancora un’arma da sfruttare per la rivendicazione della propria battaglia civile ai fini di un riconoscimento giuridico della propria manifestazione d’amore.

“il mio libro nasce con l’intento di essere un regalo al mio compagno, come inizialmente sarà, e solo dopo decido di pubblicarlo” esordisce così il Pastori e continua “ proprio per questo i racconti vanno avanti su due filoni, il primo dell’autobiografia personale e il secondo in cui convergono sia la cornice letteraria che un impegno politico e sociale di cui dovevo farmi testimone”.

Il tutto nasce dopo un tragico avvenimento di Torino: un ragazzo si suicida ed è chiaro come tale atto sia riconducibile ad uno “stress da omofobia”.

“il mio è un libro in cui si lotta contro l’omofobia, quella esplicita ma anche quella latente, quella interiorizzata da molti… mi sono chiesto cosa sapevo fare e l’unica risposta è stata IO SO SCRIVERE, O ALMENO CI PROVO E CREDO DI FARLO BENE. È per questo che scrivo, scrivo per protesta, scrivo per segnalare che il problema dell’omofobia non è un incubo del nostro inconscio ma esiste davvero e molto spesso viene interiorizzato”.

Alla domanda sul significato del titolo Pastori risponde “ io non so chi sei e non ti giudico… eppure nonostante tutto io ho voglia di conoscerti ho voglia di sapere di te”.

“si può affermare che i personaggi siano alla ricerca di una normalità?” incalza Francesco. “ beh dipende da cosa si intende con normalità, di certo non cercano la via per la guarigione, perché non prendiamoci in giro non si guarisce perché non è una malattia, però cercano di stare bene con loro stessi e con la società.. spesso ce la fanno con le persone ma vista l’arretratezza del nostro Paese nel tessuto sociale….”

Insieme con omosessualità e omofobia emerge un altro protagonista incontrastato dei racconti, la famiglia. Sia la famiglia originaria composta da madre e padre, zie, zii.. sia la nuova famiglia, quella che i personaggi costruiscono insieme con il partner.

“le persone omosessuali devono avere lo stesso potere di autodeterminazione che viene dato agli etero, devono essere liberi di sposarsi se vogliono e di potersi definire famiglia senza aver paura di non essere compresi!”.

Si conclude così l’intervento del Pastori che, dopo un breve break, lascia la parola a Franco Buffoni, secondo ospite della giornata.

“Zamel è una parola araba usata nel Maghreb per offendere le persone omosessuali con ruolo passivo” precisa l’autore presentando la sua opera come un saggio sulla cultura omosessuale che si sviluppa nella cornice letteraria dell’incontro tra tre uomini gay di diversa origine geo-culturale ma anche generazionale.

“Omosessuali non si nasce né si diventa, omosessuali si è”, con queste parole Buffoni risponde ad una confronto sollevato da una persona della platea durante il break, sulle “cause” dell’omosessualità.

Lo scoglio più grande con cui oggi ci si batte, secondo l’autore, è “quella monarchia residuale di quel vecchietto di bianco vestito”, è la Chiesa e la sua folle ideologia totalizzante. “La Chiesa rappresenta il passato e lo stallo, l’Europa con le sue norme contro la discriminazione per sessualità e il riconoscimento delle coppie omosessuali segna il futuro e la modernità verso cui bisogna tendere”.

L’autore ci descrive come la categoria mentale e discriminatoria di OMOSESSUALE sia nata nel corso dell’800 e che addirittura quella di ETEROSESSUALI è nata solo in risposta della precedente: “viviamo in una cultura della negazione dove prima si nega e poi si ribadisce quale sia la norma, o normalità! Ed è sempre colpa di quell’omino di bianco vestito (Benedetto XVI)”.

E poi si passa a ricordare l’Italia di qualche anno fa: “ negli anni ’70 in Spagna ancora c’era il Clerico-Franchismo e noi eravamo veramente un Paese all’avanguardia, si preparava una legge sul divorzio, sull’aborto, sembrava veramente che ci fosse una riscossa nel campo dell’acquisizione dei diritti civili…e poi invece abbiamo subito uno stallo che ci ha bloccato e in pochi anni la Spagna è diventata quello che è e noi invece…. La battaglia del movimento omosessuale deve essere in primis quella di combattere i narcisismi interni e poi quella di distruggere la cultura abramitica che ci viene imposta dalla Chiesa Cattolica… non me la prendo con l’omino di bianco vestito, poverino ha già così tanti problemi di suo, sarebbe come sparare sulla croce rossa…!!!”.

Con questa battuta si conclude la seconda giornata della rassegna letteraria “Verba volant, scripta … Queer” organizzata dal Movimento Pansessuale di Siena insieme alla libreria Becarelli.

L’appuntamento con l’ultimo incontro è per domenica 16 maggio 2010 ore 17.30.


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