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venerdì 21 maggio 2010

Tutti gli uomini hanno pari opportunità, ma qualche uomo è più pari degli altri.

“Bella ma disumana come la matrigna di Cenerentola”.

Si apre così l’articolo di Caterina Pasolini su LA REPUBBLICA del 20 maggio 2008.

Peccato che non si stia parlando né di una nota attrice teatrale o cinematografica né di una cantante che solca i palchi della scena internazionale.

Il pomo della discordia è MARA CARFAGNA la neo eletta ministra delle Pari Opportunità che copre il ruolo già occupato da Barbara Pollastrini nel precedente governo di centro-sinistra.

La Carfagna afferma di essere completamente contraria ad ogni riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali.

Ma questo in realtà lo sapevamo già: quando nella passata legislazione aveva organizzato il suo primo seminario “Donna, vita e famiglia”, aveva additato le coppie omosessuali come “costituzionalmente sterili”, difendendo, secondo il suo punto di vista, “il fondamento della famiglia”, osservando che “per volersi bene il requisito fondamentale è poter procreare”(le citazioni sono prese da articoli de LA REPUBBLICA presenti sul sito della testata nazionale).

Non ancora soddisfatta, per scongiurare ogni ombra del pericolo di essere scambiata per gay friendly, aveva sottolineato che “non c'è nessuna ragione per la quale lo Stato debba riconoscere le coppie omosessuali, visto che costituzionalmente sono sterili".

Oggi occupando un ruolo di primo piano nella scena politica italiana non poteva perdere l’occasione per sottolineare il suo essere, perdonatemi l’espressione ma non trovo altre parole, BIGOTTA.

È possibile giudicare l’amore e l’affetto tra due persone, siano esse dello stesso sesso o di sesso diverso, solo dal fatto che siano o meno sposate o che possano o meno avere figli?

Come è possibile nel 2008 negare una realtà che esiste ed è reale con una “politica miope ed ingannevole” come quello della neo ministra?

Già nel corso del seminario del 2007 l’allora deputata del Prc Vladimir Luxuria le aveva ricordato che l’unica vera discriminante per decidere chi è coppia o no, "non è la benedizione in chiesa o il matrimonio civile ma la presenza di amore, rispetto e cura per l'altro".

Anche Franco Grillino aveva detto la sua sull’argomento osservando come "non avendo alcun argomento contro il riconoscimento dei diritti alle famiglie gay, la destra italiana con il suo esercito di veline, divorziati e conviventi rispolvera i luoghi comuni e le battute da osteria del più trito razzismo antigay".

Oggi all’indomani della nomina della ministra-miss le posizioni sono rimaste all’incirca le stesse, visto che le associazioni gay capeggiate in primis da ArciGay la dipingono come la matrigna di Cenerentola o addirittura come "una bella addormentata che dice falsità e che vive nel mondo delle favole dove i gay non sono discriminati".

Franco Grillini riprende le posizioni già espresse, così come l’ex deputata transgender Vladimir Luxuria che rinfaccia seccamente alla Carfagna che il suo ministero, se un ministero delle Pari opportunità "non intende assolvere al compito di dare e garantire pari opportunità" è quindi "un ministero inutile".
Quello che invece mi sconvolge, e che ancora non riesco a comprendere se sia un fatto positivo o inquietante, è che oggi le critiche alla Mara nazionale vengono addirittura dal suo stesso schieramento e precisamente da ALESSANDRA MUSSOLINI.

“con il muro contro o muro non si fa da nessuna parte ci vuole dialogo, non esclusione a priori", queste le parole dell’ex leader di Azione Sociale oggi onorevole nelle file del Pdl, lasciata a bocca asciutta senza alcun ruolo nella squadra di governo (forse è questo il reale motivo per cui si scaglia contro la collega di partito ormai entrata nel cuore del Cavaliere).

Eppure la Carfagna si preoccupa di rispondere solo all’unica voce che non fa parte del parlamento, quella di Vladimir Luxuria, a cui però si riferisce utilizzando il nome anagrafico, effettuando una scelta a mio avviso di cattivo gusto e di svilimento non solo della libertà individuale ma soprattutto delle scelte che ogni singolo, fino a prova contraria, è libero di fare, cioè quella di effettuare un cammino per cambiare sesso, "Il signor Vladimiro Guadagno confonde il ministero per le Pari Opportunità con l'ufficio stampa e propaganda del movimento".

Il problema non è confondere in ministero con un ufficio stampa, il problema e che, per dirlo alla Orwell di Animal Farm, “tutti gli uomini hanno pari opportunità, ma qualche uomo è più pari degli altri”.

E non si può accettare che a ragionare in questo modo così arcaico sia proprio chi è chiamato ad interessarsi delle Pari Opportunità, chi ha avuto l’incarico di occupare un ministero che dovrebbe essere il baluardo della laicità dello Stato.

I padri costituenti hanno inoltre sottolineato, nell’articolo 3, che “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Nonostante tutto bisogna ricordare anche l’articolo 29 che recita “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare”.

Ma i gay non hanno bisogno di aver riconosciuto il matrimonio, vogliono essere riconosciuti come coppia come unità familiare.

E con famiglia intendo come nucleo familiare, come persone che si uniscono e decidono di con-vivere, nel senso di vivere insieme, affrontando insieme tutti gli ostacoli della vita.

Chi siamo noi per giudicare se due persone formano o no una famiglia, chi per dire che i diritti spettano solo agli eterosessuali, chi per far finta di non vedere che le discriminazioni ci sono e che sono anche tante.

E allora cara ministra le vorrei ricordare che lei occupa un ruolo di tutto rispetto, che ha altrettanti doveri e responsabilità.

Fino a prova contraria il suo ministero si chiama Pari Opportunità, senza alcuna distinzione di nessun tipo, pertanto dovrebbe essere più rispettosa nei confronti di chi non solo è additato da una società ancora chiusa ideologicamente ma che nel contempo si batte per aver riconosciuti dei diritti che a mio avviso gli spettano senza alcun dubbio.

Invece di scagliarsi ad occhi chiusi contro la 194 o il riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali, cerchi di entrare nell’ottica che essere ministro della Repubblica Italiana, perché vorrei ricordare che si chiama ancora così, significa spesso mettere da parte le proprie credenze politiche personali per fare quello di cui la società, composta da chi l’ha eletta, ma anche da chi non l’ha fatto, ha bisogno.

E forse per quanto riguarda la sua materia c’è bisogno di una politica che miri ad ascoltare chi di discriminazioni ne ha subite troppe e vorrebbe soltanto sentirsi uguale agli altri almeno per quanto riguarda i suoi diritti.

Si ricordi inoltre che il linguaggio dell’amore e quello del cuore non sentono ragioni e non vedono la differenza tra uomo e donna.

Quella è l’unica lingua universale che tutti i popoli della Terra capiscono, accettano e rispettano, sembra scontato ma al cuore non si comanda.

I gay non scompariranno come un brutto sogno solo perché si fa finta che essi non esistono.

I gay ci sono sempre stati e sempre ci saranno perché dopotutto è bello che qualche volta nel mondo nasca qualcuno che vada “contro-natura”, che non sia “conforme alla massa”, che si senta libero di amare chi vuole senza avere paura di gridare al mondo CI SONO ANCHE IO!

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